Come l'Uomo Ragno salvò il mio interpretariato all'ONU

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Come l'Uomo Ragno salvò il mio interpretariato all'ONU

By Giorgia Milani | Published  11/2/2016 | Italian | Recommendation:RateSecARateSecARateSecARateSecARateSecI
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Author:
Giorgia Milani
इटली
फ्रांसीसी से इतालवी translator
 
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Helque, lei è interprete permanente presso la sede newyorchese dell'ONU dal 2015; può parlarci del ruolo che svolgono gli interpreti all'interno di un'organizzazione internazionale?

Un’organizzazione internazionale è tale proprio perché raggruppa persone provenienti da paesi diversi e quindi che parlano lingue differenti. Il ruolo degli interpreti è quello di permettere a queste persone di comunicare tra loro. Interveniamo in tempo reale durante le riunioni della nostra organizzazione affinché possano svolgersi senza intoppi. Mentre i traduttori si occupano di tradurre i testi, noi interpretiamo (in tempo reale i discorsi e gli interventi) gli interventi e i discorsi in diretta. Non c'è possibilità di correggersi. All'ONU, le interpretazioni sono tutte simultanee: significa che l'interprete parla nello stesso momento in cui parla l'oratore che interpreta (diversamente da ciò che avviene durante l'interpretazione consecutiva, in cui l'oratore parla qualche minuto e successivamente l'interprete interpreta). Quando ero piccolo, i miei genitori mi ripetevano di continuo di non parlare quando parlano gli altri, quindi questo lavoro per me è un sogno che si è realizzato!

Quali sono le lingue con cui lavora?

A New York, interpreto dall'inglese verso il francese e dal russo verso il francese.

Come le ha imparate?

Sono cresciuto in Francia da padre francese e madre americana, questo è stato certamente di aiuto per l'inglese. Inoltre nel corso della mia carriera precedente, prima che diventassi interprete, ho vissuto otto anni a Mosca quindi, per forza di cose, ho finito per imparare il russo.

Helque in passato lei era giornalista e ha lavorato per diverse testate, tra cui AFT, les Ėchos e BFM. Che cosa l'ha spinta a diventare interprete e in che modo la sua esperienza di giornalista le è stata di aiuto per la sua nuova professione?

Dopo una quindicina di anni, mi sono reso conto di aver dato tutto quello che potevo al giornalismo e ho sentito che era arrivato il momento di passare ad altro. E benché questo comportasse un ritorno sui banchi di scuola a 40 anni, ho scelto di cominciare a studiare una cosa che mi affascinava da quando ero ragazzo: l'interpretariato. Ho provato l'esame di ammissione della Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori, l'ESIT di Parigi, e loro hanno avuto l'incoscienza di prendermi.
Penso che la mia esperienza pregressa nel giornalismo mi sia servita moltissimo durante i miei studi di interpretazione e che continui ad essere utilissima per il mio lavoro attuale. Quando si pensa all'interpretazione si pensa in primis alle lingue; il che è normale, poiché una conoscenza perfetta delle lingue è condizione sine qua non per la pratica di questo mestiere. Tuttavia, benché sia una condizione indispensabile, non è una condizione sufficiente. L'interpretazione è una questione di lingue ma anche di molto altro. Un interprete interviene durante conferenze internazionali o riunioni di organizzazioni internazionali ed è molto importante che sia sempre aggiornato sull'attualità, poiché è di questo che parleranno le persone che deve interpretare. Un interprete non deve solo comprendere le parole, egli deve cogliere il senso dei discorsi, i riferimenti, il contesto, le allusioni... Ad esempio, anche ammettendo che io parli bene il russo, se interpreto durante una conferenza sul petrolio ma non so niente di politica petrolifera e in generale di politica energetica inserita nel suo contesto internazionale, non sarò in grado di fare un buon lavoro. Per cui quando ho cominciato a studiare presso la Scuola Interpreti, grazie al mio lavoro di giornalista, avevo già assistito a numerose conferenze internazionali e sapevo benissimo come si svolgevano e com’erano strutturate; inoltre per me seguire l'attualità è una seconda natura. Ho anche lavorato in radio, per cui non ho mai avuto paura del microfono.

Come si diventa interpreti per l'ONU?

La stragrande maggioranza degli interpreti dell'ONU si sono formati presso una scuola d'interpreti. Nella maggior parte dei casi per accedere ad una di queste scuole è necessario avere almeno una laurea triennale. Inoltre, generalmente, queste scuole richiedono che lo studente abbia trascorso un certo periodo di tempo nei paesi in cui le sue lingue vengono parlate. Non è assolutamente un prerequisito di accesso quello di essersi laureati in lingue (conosco ad esempio persone che sono state ammesse ad una scuola interpreti dopo aver intrapreso studi in scienze politiche, psicologia, diritto o biologia... In sostanza, non esiste un percorso pregresso sbagliato), tuttavia può essere utile avere studiato le lingue all'estero, o aver avuto un'esperienza lavorativa in un altro paese, anche di breve tempo. In generale, è meglio maturare un po’ di esperienze prima di entrare in una scuola per interpreti.
L'ONU poi organizza abbastanza di frequente concorsi per interpreti delle lingue ufficiali dell'Organizzazione. È un concorso tosto. L'ONU richiede che l'interprete conosca a menadito la sua terminologia ufficiale (il che non significa che dopo aver superato il concorso, lo studio di questa terminologia sia terminato). A volte mi sono reso conto di non interpretare esattamente verso il francese standard ma piuttosto verso la variante ONU del francese. L'ONU richiede inoltre all'interprete che sia in grado di lavorare bene anche con un oratore che parla velocemente, una delle grandi difficoltà che abbiamo qui. Spesso si comincia col diventare interprete freelance per l'ONU, talvolta si viene assunti con contratti a tempo determinato (così è stato per me all'inizio), prima di passare il concorso.

Com’ è organizzato il servizio di interpretariato all'ONU?

All'ONU ci sono sei lingue ufficiali: l'inglese, il francese, lo spagnolo, il russo, l'arabo e il cinese. L'ONU offre un servizio di interpretariato in tutte queste lingue (e unicamente in queste lingue). A ogni lingua corrisponde quella che viene chiamata cabina, ovvero l'insieme degli interpreti che interpretano verso quella lingua. Io ad esempio sono interprete per la cabina francese. Tutti gli interpreti ONU interpretano esclusivamente verso la loro lingua madre, eccezion fatta per gli interpreti della cabina araba e cinese, che interpretano non solo dalle altre lingue verso l'arabo o il cinese, ma anche a partire dall'arabo e dal cinese verso l'inglese o il francese (che sarà a sua volta interpretato ad esempio da un interprete della cabina russa verso il russo: è quello che si chiama "relais"). Ci sono all'incirca 120 interpreti permanenti presso la sede newyorchese dell'ONU, essi vengono integrati, a seconda delle esigenze, dagli interpreti freelance, reclutati per l'occasione. Il numero complessivo degli interpreti permanenti ONU (considerando quindi sia quelli che lavorano presso la sede di New York, sia quelli che lavorano nelle sedi più piccole di Ginevra, Vienna e Nairobi) è nettamente inferiore rispetto al numero degli interpreti permanenti UE. Il motivo è semplice: l'ONU ha sei lingue ufficiali (e 193 paesi membri) mentre l'Unione Europea ha 24 lingue ufficiali (e 28 paesi membri).

Perché è importante per l'ONU garantire un servizio di interpretariato?

È importante permettere a ciascuno di capirsi e affinché i delegati, almeno quelli parlanti una delle sei lingue ufficiali (non è il caso di tutti, ma quanto meno di gran parte di loro), possano esprimersi nella loro lingua. Si sente dire spesso che al giorno d'oggi tutti parlano inglese (e non è vero), ma anche se è vero che molti lo sanno, quando si hanno cose importanti da dire, lo si fa molto meglio esprimendosi nella propria lingua, anche se si mastica l'inglese più o meno bene. È importante garantire questo servizio anche per motivi politici: il multilinguismo e l'uguale dignità nei confronti di tutte le culture sono tra i capisaldi dell'ONU; pertanto, anche se in maniera imperfetta, si tratta di un modo per mettere in pratica suddetto principio.

Potrebbe descriverci come si svolgono le sue giornate di lavoro?

Nei giorni pieni lavoro dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00. Per ogni riunione siamo in 2 per la cabina francese e ci diamo il cambio ogni mezz'ora (se mi trovo in cabina durante la mia mezz'ora di pausa, intervengo anche nel caso vi sia un intervento in russo, che il mio collega o la mia collega di cabina non ha nella sua combinazione linguistica di lavoro). Altrimenti interpretano verso il francese l'interpretazione dal russo all'inglese fatta dalla cabina inglese - è il relais di cui ho parlato prima. Faccio la stessa cosa nell'altro senso con lo spagnolo, che non è una mia lingua di lavoro. Il motivo per cui facciamo una pausa ogni mezz'ora è perché l'interpretazione è un'attività che richiede uno sforzo di concentrazione enorme e che, anche se lavoriamo da seduti, è molto stancante. Il risultato è che, passata la mezz'ora, la qualità dell'interpretariato tende ad abbassarsi ed è quindi tempo di riprendere fiato. È anche per questo motivo che la nostra pausa pranzo dura così tanto. È anche questa la ragione che giustifica la particolarità della settimana di lavoro degli interpreti permanenti ONU: su 10 mezze giornate possibili (5 giorni, dal lunedì al venerdì), ne facciamo solo sette.

Di norma ha la possibilità di preparare in anticipo gli argomenti delle riunioni? Se sì, come organizza il suo lavoro?

Per alcuni riunioni sì, ma non per tutte. I documenti di cui possiamo servirci per preparare una riunione vengono pubblicati in rete la sera prima sul sito delle Nazioni Unite. La documentazione viene messa a disposizione in rete per la maggior parte delle riunioni tranne per quelle ritenute di natura riservata. In tal caso gli interpreti non avranno a disposizione materiale di supporto sul quale potersi preparare. Se si conosce l'argomento della riunione ci si può preparare un po’ (ma talvolta per alcune riunioni riservate non si viene a sapere in anticipo neppure quello), ma chiaramente non in modo così esaustivo come quando si dispone della documentazione. Una riunione per la quale la preparazione è assolutamente necessaria è il Consiglio di Sicurezza. in quel caso ci vengono sempre comunicati gli argomenti e, in anticipo, vengono messi a nostra disposizione documenti di supporto. Anche quando non ci vengono dati documenti, poiché nel corso di queste riunioni vengono generalmente affrontate tematiche legate all'attualità, il materiale che si trova in rete permette di prepararsi adeguatamente. Quando sono chiamato ad interpretare per il Consiglio di Sicurezza, mi alzo alle sei della mattina (alcuni colleghi preferiscono invece coricarsi tardi la sera) e mi preparo per circa un’ora e mezza o due. Nel caso in cui i documenti vengano caricati in rete in anticipo, vengono pubblicati in ciascuna delle sei lingue dell'ONU; quindi li leggo in francese, in inglese e in russo per capire quali punti potrebbero crearmi problemi. Leggo anche la stampa e i siti specializzati per informarmi sul contesto. Nel corso del tempo, ci creiamo anche dei glossari, che aggiorniamo regolarmente. L'ONU mette a disposizione anche il suo glossario in rete, "unterm"; io utilizzo molto anche "linguee" e per il russo "multitran".

Quali sono le difficoltà e le sfide quotidiane con le quali deve confrontarsi quotidianamente durante il suo lavoro?

La difficoltà numero uno all'ONU è la velocità. Sono molti gli oratori che leggono i loro interventi a tutta velocità e per noi è davvero difficile; sono stati fatti degli studi che hanno dimostrato che più passano gli anni, più vanno veloci! In generale, è più difficile interpretare un discorso letto rispetto ad un intervento non letto. L'oratore che non legge, parla ad un ritmo meno spedito, esita, si corregge, talvolta, si ripete... tante piccole "pause" che facilitano il lavoro dell'interprete. Quando dobbiamo interpretare un discorso letto, tutti questi elementi scompaiono. Inoltre, si tratta di una lingua scritta, che risulta più difficile da interpretare alla sprovvista. E non bisogna dimenticarsi che quando si legge un testo si tende ad andare più veloci, e a volte gli oratori che leggono vanno molto, molto veloci! La regola generale prevede che se un oratore legge il testo, l'interprete deve avere lo stesso testo sotto gli occhi, il che gli permette soprattutto di essere in grado di anticipare. Questa regola viene rispettata solo a volte, non sempre.
Un'altra difficoltà è legata al fatto che molti oratori che intervengono all'ONU non si esprimono sempre nella loro lingua madre ma in un'altra lingua, che di solito parlano meno bene. Come ho già detto prima, ci sono solo sei lingue ufficiali all'ONU. Tranne poche eccezioni, questo significa che se la vostra lingua madre o la lingua ufficiale del vostro paese non fa parte delle lingue ufficiali ONU, non potrete servirvene e sarete obbligati ad esprimervi in una di queste sei lingue, e nel 90% dei casi questa lingua è l'inglese. Spesso quindi questi oratori hanno un accento più o meno forte e una conoscenza imperfetta della grammatica inglese. Non è colpa loro, è già lodevole che riescano a tenere un discorso pubblico in inglese, ma, ripeto, queste condizioni non facilitano il lavoro dell'interprete.

Immagino che debba continuamente lavorare per mantenere un livello di conoscenza linguistica molto alto per le sue lingue di lavoro. Come fa?

Essenzialmente bisogna leggere regolarmente i giornali in tutte le lingue di lavoro, e ascoltare la radio o guardare la televisione in tutte queste lingue, il che oggi, grazie a Internet, risulta molto più facile. Per il russo, che interpreto meno spesso rispetto all'inglese, cerco di rifare l'interpretazione dei discorsi sentiti al momento o di esercitarmi a interpretare altri discorsi a casa. Ma non esiste solo il linguaggio politico o giornalistico. Una lingua è un universo intero e da essa può venire estratta qualsiasi cosa in qualsiasi momento. È in quest'ottica che letture di vario genere che si focalizzano sugli argomenti più disparati come la moda, lo sport, la fantascienza o tanti altri, possono salvarvi la vita. Un giorno, nel bel mezzo di una riunione ONU, un delegato russo ha improvvisamente deciso di fare riferimento all'Uomo Ragno, senza tuttavia nominarlo ("Da un grande potere derivano grandi responsabilità"). Quel giorno fui ben contento di essere cresciuto leggendo i fumetti della Marvel!

Che cosa le piace del suo lavoro?

Se andate pazzi per le lingue, è una dei lavori più appassionanti che potreste fare. È come partecipare alla Formula 1 o cavalcare un purosangue: l'alta velocità ti mette in una situazione di rischio ogni giorno e ben poche cose riescono a suscitare questo tipo di sensazioni. Certo, poi è come per tutti gli altri lavori: alcune riunioni sono interessanti, altre meno. Ma quando le cose vanno davvero bene, si ha quasi l'impressione di volare. Un giorno un diplomatico che mi aveva visto interpretare un altro delegato mi disse che guardandomi, aveva avuto l'impressione che il delegato e io fossimo la stessa persona. Sicuramente questo non avviene sempre, ma quando questa situazione si verifica è l'ideale.

Che consigli darebbe ai giovani che sognano di diventare interpreti?

Il mio consiglio principale potrebbe essere quello di vivere. Fate esperienze, le più variegate possibili. Tranquilli, non voglio fare il guru new age. Ma quando si interpreta si possono palesare tutte le situazioni possibili: un delegato che state interpretando può tirarvi fuori qualsiasi cosa in qualsiasi momento (come del resto qualsiasi persona che parli normalmente). Quindi siate curiosi, interessatevi a molte cose, anche se non sono in stretta correlazione con i vostri studi, anche se non sono argomenti o ambiti che vi interessano particolarmente. Andate a vivere un po’ di tempo all'estero e anche lì cercate di moltiplicare le vostre esperienze. Non esistono esperienze sbagliate. Una giovane interprete, tra le più brillanti che io conosca, francese, ha fatto la commessa in un negozio di prodotti biologici a Londra prima di entrare all'ESIT. Oggi è una tra le interpreti permanenti all'Unione Europea. E poi naturalmente lavorate sulle vostre lingue, ma lavorate anche sulla vostra lingua: la vostra lingua madre. È un aspetto al quale non si pensa abbastanza, ma è forse il più importante. Tutti gli interpreti, quelli più o meno bravi, conoscono bene le loro lingue straniere; gli interpreti eccellenti hanno qualcosa in più, conoscono perfettamente la loro lingua. È fondamentale, è questo che vi salverà la vita, in situazioni tese, quando il ritmo del discorso si fa rapido, quando un delegato tira fuori una parola o un'espressione che vi prende alla sprovvista: sono i vostri riflessi nella vostra lingua e la ricchezza di vocaboli che vi daranno la soluzione, la vostra capacità di passare da un registro all'altro, tutto quello che avete letto durante la vita, la vostra cultura generale... Come ho già detto, l'interpretazione è come la Formula 1. E la vostra macchina è la vostra lingua madre. Quindi vorreste avere la migliore che si possa avere!

Per consultare altri articoli sul tema Traduzione & Interpretariato, andate alla pagina www.misterpolyglot.com


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